Bentornati! Questo mese sono stato così produttivo nel tempo libero (cioè quando non sto cercando lavoro, sigh), che anziché fare l’articolo bimensile maggio/giugno sono riuscito a farlo di solo maggio.
Cosa vuol dire? Vuol dire che questo mese è uscita musica a sufficienza per permettermi di parlarne e io ho trovato la motivazione e la costanza di finire i libri, i film e le serie in sospeso. Magnifico!
Ecco l’articolo con i miei consigliati del mese scorso.
ALBUM – Non sono riuscito a scegliere tra i due perché sono diversi e importanti entrambi (e si rivolgono probabilmente a target diversi, ndr). Il primo è SOUR, l’album di debutto della nuova rivelazione americana Olivia Rodrigo, ex Disney, buona voce e ottima penna. Come suona questo disco? Come lo sfogo in tarda adolescenza di una ragazzina della generazione Z, ma con le idee chiare e una buona visione d’insieme (per essere un debutto). Olivia è stufa, delusa, tradita, ma perfettamente lucida; i pezzi sono pop, con sfumature teen, indie, psychedelic, a tratti punk. Le sue – non tanto celate – ispirazioni sono proprio Lorde e Taylor Swift, e si sente, ma non è un male. I singoli che hanno anticipato l’album sono stati la smash hit drivers license, seguita da deja vu e infine good 4 u, tutti molto diversi e consigliatissimi, voto:
Il secondo album di maggio che vi consiglio è l’esplosivo ritorno di Cosmo, DJ e cantante torinese, con La terza estate dell’amore. Se la prima è stata negli anni Sessanta e la seconda a fine Ottanta, oggi ci troviamo proprio nella terza: e allora le basi elettroniche e i testi provocatori trasportano messaggi di protesta e inni alla danza come rituale collettivo. Pur senza citarla apertamente, la pandemia è uno dei temi del disco, e Cosmo vuole sbattere in faccia a tutti quanto importante sia il settore dell’intrattenimento e quanto abbiamo bisogno di musica che ci lasci andare e ci unisca in un’unica massa di corpi sudati. Nessun singolo ha anticipato l’album, ma per darvi una dritta le più commerciali sono Antipop, La musica illegale e Mango; la mia preferita è il manifesto Io ballo. Il mio personalissimo voto:
CANZONI – The Melting of the Sun (in realtà è uscita in aprile, ma l’album a maggio) è uno dei miei pezzi preferiti dell’ultimo disco di St. Vincent. Come descrivere in un solo genere un brano che è una vera e propria esperienza? Soft rock? Funk? R&B? Psychedelic rock? Non lo so, so solo che mi ricorda un po’ i Tame Impala, è vecchia e nuova allo stesso tempo, ipnotica e ha dei cori magnifici. Ascoltare per credere:
Monster di Paloma Faith è uscita assieme all’ultimo album a fine 2020, ma l’ho scoperta solo questo mese in occasione del video musicale – molto figo, e che richiama gli horror anni 80 à La cosa e La mosca. La canzone è dance-pop bella carica, con richiami agli anni 80 (appunto), ottimi vocals di Paloma – direi perfetta per i vostri migliori allenamenti in palestra, quando avete bisogno della carica. O anche solo in treno il lunedì mattina mentre cercate di tenere gli occhi aperti.
LIBRI – Sebbene il mese del Pride sia giugno, io mi sono preso in anticipo, con un ottimo romanzo LGBT: Il primo che passa di Gianluca Nativo, debutto di quest’anno del giovane scrittore napoletano. Ambientato appunto a Napoli, è la storia di Pierpaolo, uno studente modello di medicina che ha appena realizzato di essere gay ed è alla ricerca di segnali che confermino il suo desiderio, concedendosi, appunto al “primo che passa”. Conteso tra la vita agiata e confortevole di periferia e i sordidi richiami sessuali del centro città, dovrà bilanciare le aspettative dei suoi genitori con il linguaggio del suo cuore e dei suoi istinti. Da leggere tutto d’un fiato.
Vi segnalo anche La generazione di Flavia Biondi, graphic novel che avevo letto in biblioteca e ho voluto acquistare e rileggere un anno dopo. È uno dei fumetti più forti e veri che abbia mai letto: Matteo ritorna in provincia dai parenti dopo aver lasciato amici ed ex fidanzato a Milano. Dovrà affrontare la situazione da cui era fuggito dopo il coming out col padre: il piccolo paese con i suoi pettegolezzi, una famiglia apparentemente ostile ma che poi scoprirà molto unita e un muro di paure e di non-detti che si è costruito e che fa fatica a buttare giù. Il cuore del fumetto vuole trasmettere il messaggio che non è giusto addossare agli altri la colpa di non averci accettati, se non diamo a loro la possibilità di conoscere, capire e poi accettare. Inoltre, non siamo gli unici a vivere ogni giorno delle battaglie: ognuno ha la sua. Non so cos’altro dirvi per convincervi a leggerlo, è semplicemente meraviglioso.

SERIE TV – Fleabag, bel-lis-si-ma. Divertente, irriverente, profonda e irresistibile. Finalmente mi sono deciso a vedere questo gioiellino di miniserie (6 ore in tutto), specchio limpido del genio creativo di Phoebe Waller-Bridge. Un po’ commedia, un po’ drammatico, racconta le vicissitudini di una giovane donna inglese piena di problemi, insicurezze, qualche trauma e una passione per l’eros. Nel cast anche una splendida Olivia Colman nei panni dell’antipatica matrigna e un affascinante Andrew Scott nelle vesti del sacerdote (very hot). È un prodotto molto ben fatto e intelligente, non a caso vincitore di 6 Emmy Awards e 2 Golden Globe; la trovate in streaming su Prime Video.
FILM – Ben 3: The Blonde One, sempre LGBT (don’t blame me), è un film spagnolo del 2019 molto godibile, sul desiderio bruciante di un amore e l’amara realizzazione che questo non sarà possibile. E poi due rewatch classicissimi: Qualcuno volò sul nido del cuculo e American Beauty. Credo siano conosciuti a tutti gli appassionati di cinema (e non) – il primo, del 1975, è incentrato sulla problematica degli ospedali psichiatrici degli anni Sessanta e sulla gestione problematica dei pazienti. Vanta un’interpretazione stellare da parte di Jack Nicholson e 5 statuette Oscar (i big five: film, regia, attore, attrice e sceneggiatura). Da vedere per tanti motivi, uno tra tutti per prendere le distanze dal prodotto commerciale e poco riuscito di Ryan Murphy con Ratched, serie spin-off del 2020 basata sul personaggio della rigida infermiera – ve ne ho parlato qui. American Beauty invece è un film iconico del 1999, una commedia noir visionaria e satirica, contro il concetto di bellezza e materialismo del ceto medio americano. Indimenticabile Kevin Spacey nei panni del padre di famiglia insoddisfatto che decide di oltrepassare le regole e fare quello che gli pare: comprarsi un’auto nuova, fumare erba e sedurre Angela, che compare a lui nuda sul soffitto, coperta di petali di rosa. Anche qui 5 Academy Awards: film, regia, attore, sceneggiatura e fotografia. Così, giusto per dirvi che non vi consiglio film bruttini.
Un forte abbraccio e buon giugno a tutti!
Kevin Spacey ha spaccato anche in Baby Driver: l’hai visto?
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No, in realtà da un po’ sono indeciso se guardarlo o meno, perché ho letto pareri contrastanti. Tu me lo consigli?
Spacey l’ho apprezzato molto in Se7en!
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Te lo consiglio alla stragrande! Colgo l’occasione per segnalarti che ho appena pubblicato un post molto ironico nel mio blog… spero che ti strappi qualche risata! 🙂
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